CONSIGLIO DIVINO SUPERIORE

Michele arrivò dolcemente davanti alla porta Sacra, e come sempre ripiegò le ali e si diede una leggera aggiustatina ai capelli biondi e arricciati. Non si sentiva mai sicuro, gli sembrava di non essere all’altezza della grande responsabilità che pur da secoli svolgeva.

Sospirò un paio di volte, prima che l’Arcangelo dall’interno, con la voce melodiosa che lui conosceva bene, pronunciasse le parole: “Avanti Michele, ti aspettavo”

L’ufficio si presentava come sempre. Ordinato, profumato, accogliente. Alle spalle dell’arcangelo, una luce accecante proveniva dalla solita finestra sul Paradiso. Proveniva anche da quella direzione una musica Gregoriana, leggera, un po’ monotona, dove si sentiva la predominanza delle arpe celesti.

Dunque nulla di nuovo. Anche l’arredamento si presentava come al solito. E, davanti a lui che ormai era seduto al cospetto dell’Arcangelo, il solito vassoio con acqua benedetta e petali di rose.

Michele bevve un goccio per schiarirsi la voce, ed iniziò il suo racconto.

“Se permetti Arcangelo, io ora sono qui per parlarti di questo ragazzo, che non ha avuto molta fortuna nella vita, una vita breve, di fatica e di precariato, ed è per questo che io non mi sento soddisfatto, anzi mi sento depresso.

Da sempre l’ho accudito, tu sai da che famiglia viene; Ebbene sono riuscito a tenerlo fuori della droga, dalla violenza, l’ho indirizzato al lavoro ed anche seguito in tutti i suoi passi.

Però non sono soddisfatto, perché secondo me, bisogna andare oltre le sette occasioni di salvezza.

Come vedi a lui non è bastato.

Una volta appena nato, tu sai che ha rischiato. La seconda volta quando era al lago con la mamma. Si sporse dalla balaustra per vedere i cigni, ed io lo afferrai appena in tempo.

La terza volta per quell’operazione banale effettuata in quel famoso Umberto Primo di Roma. Ne seguì un’infezione, ed io lo presi per i capelli.

La quarta quella sera che, appena patentato si schiantò con la macchina. Ecco in quell’occasione ebbi paura, ma permettimi di sorridere, perché a volte mi congratulo da solo…..

“La tua è presunzione, Michele, tu sai che intercedi, ma la grazia arriva dall’alto”

“Lo so, ti prego di scusarmi. La quinta volta è stata quella sera della rissa, ne è uscito male, ma alla fine sono riuscito ancora a recuperarlo. Poi c’è stata la malattia grave, ed ancora la caduta in montagna. Come tu saprai io a questo punto avevo esaurito le mie potenzialità ed ero molto avvilito.

Per qualche anno lo consigliavo discretamente in ogni momento e pregavo insieme con lui di sera, fino a che….

Fino a quel brutto giorno, in fabbrica quando è successo l’incidente. Non sono riuscito ad azionare quella pressa che stava calando su di lui, non avevo più facoltà.

Arrivarono i compagni di lavoro, e l’ambulanza subito dopo. Il mondo crollò anche addosso a me, ti confesso che cominciai ad avere dei dubbi…..

“Ti capisco, è normale. Questo è quello che dicono tutti Michele, quando si trovano privati dei loro poteri. Ma tu non devi dubitare, so che hai lavorato bene, ora se vuoi sai che c’è una piccola anima che sta per nascere, te ne vuoi prendere cura, oppure vuoi intervenire in corso d’opera su una vita che ti sta a cuore?”

“Ecco, è proprio di questo che volevo parlarti. Devi sapere che il mio giovane protetto aveva una fidanzata e stava per sposarsi. Ora quella ragazza non riesce più a darsi pace ed io ho paura che prenda una brutta strada perché è in piena depressione e vede tutto nero, ha perso il sorriso e tu sai cosa vuol dire questo…

“Ho capito, vuoi intervenire in corso d’opera, ti sembrerà di essere ancora vicino a quel povero ragazzo che per novecento euro al mese è morto sotto una pressa. Pensa che è morto con l’età del Signore e questo è un grande segno”

Ma il precariato e le ingiustizie, tu che bazzichi i terreni, gli Italiani, non riescono più a risolverli,  questi problemi che umiliano gli esseri umani?”

NONSOLOPANE