Il cane con gli scarponi

Dopo un eterno vagabondare, giunsi in prossimità di quel paesino. Non era di certo il primo che visitavo, nel nord Europa,  ma questa volta ebbi uno strano presentimento.  Avrei vissuto un’avventura particolare.  Mi inoltrai così, in quel agglomerato di case, la gente del posto era indaffarata nelle mansioni giornaliere.  Ebbi una discreta accoglienza e mi informai su dove poter passare la notte.  Mi fu indicato un taverna al fondo del paese e così trovai sistemazione. La mia intenzione era quella di passare solo alcune notti in quel posto, per poi proseguire nel mio viaggio.  Cercai un posto dove cenare e lì ebbi occasione di scambiare due parole con alcuni abitanti.  Notai subito un strano atteggiamento che in seguito riscontrai anche nei paesani.  C’era in loro un forte disagio che però non si tramutava in ostilità nei miei confronti. Infatti, dopo un normale primo impatto, molte di queste persone furono estremamente gentili e la mia netta sensazione fu che non si trattasse di semplice formalità.   Dopo l’abbondante cena, mi ritirai nella mia stanza e passai la notte senza intoppi.  La giornata seguente mi recai all’emporio, per acquistare alcuni materiali e conobbi così il gestore di quel negozio.  Più passava il tempo e più mi rendevo conto di quella situazione anomala.  Non mi sembrava infatti, che quella gente avesse qualcosa da nascondere, pensai che probabilmente si era solamente lasciata andare al flusso della vita e che quindi tutto intorno gravitasse un’atmosfera un po’ spenta.  Il pomeriggio, camminando per la via maestra, ebbi modo di aiutare una ragazza che portava un grosso carico e feci così conoscenza di Emma.  Lei, simpaticissima, mi raccontò tante cose  e senza chiedermi nulla, mi invitò per altre passeggiate.  Venni così a sapere che la sua intenzione era quella di lasciare il paese, proprio perché lì non avrebbe avuto futuro. A quel punto, cercando di non essere indiscreto,  le confidai le mie sensazioni, sull’atmosfera che gravava in quel posto.  Ma la reazione fu secca e la ragazza cambiò discorso immediatamente.  Passò qualche giorno e io iniziavo ad affezionarmi, non solo ad Emma ma anche alla gente del posto.  Infatti, in loro, nonostante fosse ormai chiaro che qualcosa li turbasse, non c’era alcuna ostilità nei miei confronti ed ebbi la strana sensazione che loro si aspettassero qualcosa da me.  Un giorno passeggiando fuori dall’abitato incontrai un ragazzino che si dimostrò subito amichevole. Ebbi modo di chiacchierare con lui ed a un certo punto, senza che me ne rendessi conto, mi portò vicino ad una collinetta, dove c’erano alcune tombe.  Venni a sapere, non prima di avere promesso di non farne parola, che molti anni prima in quel posto, giunsero alcuni ragazzi.  Si trattava di giovani in cerca di divertimento, che ebbero pochi riguardi nei confronti degli abitanti.  Un giorno decisero di andare su per la montagna percorrendo però una pista piuttosto pericolosa.  Alcune persone avvertirono quel gruppo del pericolo, che però incurante proseguì per il suo cammino.  Alcuni giorni dopo, alcuni abitanti trovarono i corpi dei malcapitati in fondo ad un burrone.  Furono sepolti, ma fu taciuto l’accaduto.  Da quel giorno il paese piombò in un cupo vivere, senza possibilità di redenzione.  Fui grato al ragazzo per il racconto e così tornai in stanza piuttosto turbato.  Avrei voluto fare qualcosa per quella gente.  Ma che cosa?  Il tempo passava e io mi accorgevo che non riuscivo a staccarmi da loro e la mia partenza si prolungava sempre più.  Mi rendevo conto che quella gente era ormai alla deriva e che si portava dietro una colpa ingiusta, provocata da uno sbaglio dei loro antenati.  Un giorno, per caso, in un raro momento di allegria venni a conoscenza di un’ antica leggenda del posto.  Narrava infatti che nell’antichità il paese stava attraversando un periodo difficile e che quando tutto sembrava perduto, uno strano animale, un cane con gli scarponi apparve nelle strade del paese , quell’essere rappresentava secondo la leggenda, la seconda possibilità, cioè l’occasione di rifarsi una vita e tirarsi fuori dai guai.  Da quel giorno le cose cambiarono e la gente del luogo ebbe la forza per tirarsi su.   La narrazione di quella storia fu uno dei pochi momenti sereni che vidi da quando mi trovavo lì.  Sembrava quasi che qualcuno aspettasse un segnale, che insomma la speranza non era ancora scomparsa del tutto. 

Un giorno ascoltai degli strani discorsi, alcuni individui asserivano che la notte dopo si sarebbe compiuto il segno della leggenda.  Pensai, tra me che essi avevano toccato il fondo. Infatti quelle due persone sembravano non crederci molto a quello che dicevano. Fatto sta che la voce si sparse e nel giro di poco, forse più per la disperazione, l’intero paese aspettava l’evento.  Quella notte tutta la gente era radunata nella via principale e iniziò così l’attesa. Passarono le ore ma non accadde nulla.  Alcuni abitanti iniziarono a sfollare, quando Rod, il ragazzo, mio amico, indico in modo deciso l’entrata del paese. Quasi in preda ad un sogno vedemmo un cane con gli scarponi ai piedi, attraversare l’abitato.  Dopo un lungo silenzio, sparì nel buio.  La gente si ritirò nelle proprie case. 

Il giorno dopo decisi di ripartire e salutai calorosamente tutti quanti.   In seguito pensai molto a quanto era accaduto quella notte.  Senz’altro si trattava di un miraggio collettivo, forse portato dalla disperazione, al quale assistetti anch’io probabilmente suggestionato da tutto quello che era accaduto.  Però poi pensandoci bene, riflettei sul fatto che certe volte, nella nostra vita abbiamo modo di vedere cose che altri non vedono, e che in fondo anche se in quel paese non era passato nessun personaggio da leggenda, forse bastava crederci, per far sì che la gente si risollevasse. 

Franco Lana